COPPA DELLE COPPE
Eliminato il Cska Mosca, ma quanti brividi all'Olimpico...

Batticuore giallorosso

Determinante lo vittoria ottenuta nella gara di andata; un' autorete e una prodezza di Rizzitelli rendono meno amaro l'incredibile passo falso casalingo. Qualche sorpresa nelle partite degli altri club italiani.
di RICCARDO VIOLA

Il primo turno di Coppa delle Coppe va in archivio. I conti tornano perché non c'è osservazione postuma che possa incidere sulla qualificazione. In passato, più volte, abbiamo sottolineato come queste partite di coppa siano legate all'esito finale, al verdetto espresso da una gara che di fatto dura 180 minuti. Il passaggio al secondo turno di Coppa delle Coppe resta una conquista speciale, solo in minima parte scalfita dalla prestazione dell'Olimpico, talmente grigia da... rassicurare. Chi conosce la Roma sa che quella sera a domicilio i giallorossi non c'erano. Almeno con la testa.
Cerchiamo comunque di rimettere le cose al loro posto.
Questo numero di ottobre sarà in edicola nei giorni in cui la formazione di Bianchi starà sostenendo l'esame del secondo turno. E proprio l'esperienza maturata contro i moscoviti del Cska potrebbe tornare molto utile. La gara di andata disputata allo stadio Lenin resta tra le cose più belle viste nello scorcio iniziale della stagione. Fatta eccezione per un primo quarto d'ora di assestamento, la squadra si è espressa su livelli di gioco e di concentrazione ottimali. E vero, è passata in vantaggio all'inizio della ripresa grazie ad un autogol, resta il fatto che al momento di quell'autorete la Roma era padrona del campo, con Cervone praticamente spettatore a tempo pieno. Lo stesso pareggio, giunti pochi minuti dopo, non ha affatto tagliato le gambe ai giallo­rossi. Ormai erano «in partita», avevano cioè acquisito la convinzione di poter fare il grande exploit, scrivere cioè una pagina storica.
Il guizzo vincente di Rizzitelli ha così finito per passare agli... almanacchi: la sua rete, fortemente voluta, determinava infatti il primo successo di una formazione italiana in Unione Sovietica.
Proprio così, in passato nessun club nostrano era riuscito a centrare i due punti a Mosca. E proprio la ricerca del risultato pieno ha finito col risultare determinante, decisivo ai fini della qualificazione.
Il 2-1 dello stadio Lenin avrebbe rappresentato un bottino prezioso in vista del «secondo tempo» di 90 minuti disputato all'Olimpico due settimane più tardi. E fors'anche un bottino fuorviante a livello mentale visto che la Roma è tornata in campo con un atteggiamento psicologico profondamente diverso da quello ammirato ed apprezzato nel match di andata.
C'è poco da dire sullo 0-1 romano. Si è detto e scritto tutto sul batticuore che i tifosi giallorossi hanno avuto in regalo. Il Cska ha imitato la Roma moscovita. Stavolta determinato, concentrato, soprattutto convinto di poter ribaltare la sconfitta rimediata a domicilio due settimane prima. E il gol messo a segno dopo soli tredici minuti ha legittimato queste speranze, tant'è che Giannini e compagni si son ritrovati all'improvviso di fronte ad una realtà che inconsciamente avevano rifiutato alla vigilia.
Assai rare, per non dire inesistenti, le occasioni da gol create dalla Roma. Al contrario, il Cska è riuscito a dar pensiero a Cervone, sfiorando il gol che avrebbe materializzato il miracolo. Tra l'altro, una rete annullata dall'arbitro austriaco nei minuti finali ha autorizzato gli ospiti a formulare accuse gravissime. Non amiamo i panni dell'avvocato difensore, ma non ci inventiamo nulla se giudichiamo legittima la qualificazione della Roma. Proprio analizzando i centottanta minuti della doppia sfida, restiamo dell'idea che i meriti dei giallorossi siano stati superiori (magari di poco...) a quelli dell'undici di Mosca.
Comunque, come si accennava all'inizio, c'è una doppia lezione da tenere a mente. La Roma di Mosca può rappresentare l'immagine vincente, un modello da seguire in futuro. Allo stesso tempo, la Roma dell'Olimpico è un modello al contrario, di quelli cioè che non vanno più proposti.

Tratto da La Roma ottobre 1991

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